il mio profilo linkedin

il mio profilo linkedin
clicca qui

mercoledì 12 settembre 2012

DAL BLOG SI SERGIO NAVA DI RADIO24

Alessia Bottone, 27enne veneta, che con una lettera di denuncia al quotidiano della sua città ha sollevato la scorsa primavera un polverone, sulla condizione dei giovani. Alessia è rientrata in Italia dopo esperienze di stage e studio all’estero, senza però trovare alcuna opportunità concreta di lavoro qualificato. Alessia ci fornisce UN motivo che la farebbe restare in Italia…. nel frattempo ha deciso di presentarsi così ai lettori del nostro blog:
“Ciao Sergio, sono Alessia Bottone, soprannominata “la ragazza che scrive lettere”. Oggi ho deciso di scrivere anche a te sia per ringraziarti del tuo interesse, sia perché nonostante abbia già scritto numerose lettere ai giornali, ho/abbiamo ancora qualcosa da dire. Uso il plurale, perché quando tutto ciò è iniziato ero sola, oggi siamo molti di più!
Il 18 giugno 2012 è stato pubblicato quello che io definisco “sfogo” dal giornale L’Arena di Verona, una lettera di 20 righe che riassumeva la situazione kafkiana nella quale mi sono trovata. Dopo essermi laureata, dopo aver lavorato per otto anni come cameriera, dopo aver aperto una ditta di catering mia per qualche anno, dopo aver abitato per cinque anni all’estero in sette paesi del mondo e dopo aver imparato tre lingue, dopo aver fatto uno stage alle Nazioni Unite e uno a Bruxelles, mi sono state sbattute tutte le porte in faccia. Da gennaio 2012 sarà riuscita a lavorare si e no 30 giorni, supplicando ditte, negozi e agenzie. Il centro per l’impiego mi proponeva solo stage pagati 200 euro al mese (ne ho già fatti quattro). Ho inviato almeno 400 curriculum in Italia e all’estero. Niente, nessuna risposta.
Ho perso anche il lavoretto che facevo come cameriera perché ero in nero e mi hanno lasciata a casa da un giorno all’altro a causa dei “controlli”. Volevo partire e andare in Svizzera, andava bene anche pelare le patate, pur di avere uno stipendio normale e di poter mettere via dei soldi e rimettermi in gioco. Non c’è stato niente da fare. I soldi non erano abbastanza e così in un giorno di tristezza “acuta” scrissi a L’Arena. Mai avrei immaginato di trovarmi in prima pagina. Mai avrei immaginato che una seconda lettera indirizzata al Ministro Fornero sarebbe stata pubblicata da un quotidiano nazionale e mai avrei pensato che il mio blog (http://danordasudparliamone.blogspot.it/) avrebbe attirato l’attenzione delle radio nazionali, delle tv e ma soprattutto di cosi tante persone nella mia stessa situazione. In realtà non mi rendevo conto che il problema era generale. Sono stata talmente tanto rifiutata dai datori di lavoro che ho iniziato a pensare di essere io il problema. Nella realtà poi mi sono resa conto che gli stessi si rifiutavano di assumermi, ma che sarebbero stati ben felici di accogliere una risorsa da formare con contratto stage.
Da formare, poi? Ho i capelli bianchi, le prime rughe, e mio papà alla mia età aveva già un figlio. Caro Sergio, permettimi di dirti che se sono ancora da formare e non da assumere, mi auguro tanto che esista la reincarnazione affinché in una seconda vita io riesca a maturare i contributi necessari per la pensione. L’eco che ha avuto il mio sfogo non è casuale, non sono né la prima ne l’ultima persona ad aver chiesto alla classe politica“Cosa avete intenzione di fare per noi?”
Che siamo la generazione “segnata” ce lo hanno già detto. Ma a me/noi non basta e non ci basterà neanche quando, al momento delle elezioni politiche, qualche slogan ci ricorderà quanto (cosa?) è stato fatto per poi segnalarci la casellina dove mettere la X e mandare qualcuno sulla poltrona rossa per qualche anno. Porto avanti questo blog senza nessuno scopo preciso se non quello di riunire voci e persone, di condividere idee, di far si che il detto “l’unione fa la forza” non siano parole al vento. Considero il mio blog un posto per sognatori, per chi ha ancora voglia di progettare. Per giovani e meno giovani, nutriti dall’entusiasmo e non dall’arrendevolezza di chi ci ha rappresentato. Mi faccio/ ci facciamo sentire perché siamo stanchi di sentirci dire “ e allora perché non parti?” A costoro vorrei dire che partire dovrebbe essere una scelta legata ad ambizioni personali e non obbligo dettato dall’impossibilità di trovare un posto di lavoro. Emigrare non è sempre la soluzione. Emigrò mio padre 30 anni fa, per assicurarci “un futuro migliore al Nord”. Che faccio io adesso? Me ne vado ancora più a Nord di così? Per partire ci vuole “un capitale iniziale”, libertà da vincoli sentimentali , familiari. Poco fa infatti ho vinto uno stage a Strasburgo, presso un’istituzione Ue, ma ho dovuto rinunciare. A 27 anni non posso permettermi di essere pagata 450 euro al mese senza nessuna prospettiva di assunzione. Ma soprattutto non accetto più di lavorare per quella cifra per Istituzioni che parlano di diritti umani e diritto del lavoro in Europa per poi essere i primi speculatori. Per concludere Sergio, se mi chiedi un motivo per il quale valga restare in Italia non so dirtelo. Ne ho tanti, troppi. Resto per l’entusiasmo dei ragazzi che hanno voglia di cambiare le cose, resto perché se un giorno mi chiederanno cosa hai fatto per provare a cambiare le cose non risponderò che mi sono lamentata e basta, resto per i suoi paesaggi e le sue mille contraddizioni, resto perché vorrei una risposta: “Dove siete e cosa state facendo per noi?” e continuerò imperterrita fino a quando non la otterrò.
Pura utopia? Forse, del resto l’ho sempre detto i nostri sono e resteranno sogni a tempo (in)determinato!”;

0 commenti: