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giovedì 12 luglio 2012

ALESSIA: MA HO LA SPERANZA!

In questo blog come avrete notato non scrivo mai personalmente. Ho sempre preferito dare voce a chi non ne ha. Ma oggi sento l'esigenza di esporre anche il mio punto di vista considerato ciò che è successo negli ultimi giorni.
Sono stata accolta dalla Camera di Commercio, ovvero dal Servizio Stage per spiegarmi il loro punto di vista sullo stage e sulla funzionalità dello stesso. L'incontro è stato indubbiamente interessate e credo che la loro politica sia giusta. Lo stage viene visto come un momento formativo, volto a colmare un gap. Mi ripetono che non si tratta di una tipologia contrattuale, bensì di formazione, investimento su se stessi. 

Gli stage promossi dalla Camera di Commercio sono rimborsati e sono monitorati; volti a colmare lacune formative e a promuovere la conoscenza diretta del mondo del lavoro, magari per comprendere se un determinato settore può piacerci oppure no. Questa teoria mi piace moltissimo ma, c'è un ma. 

C'è da dire che stamattina sono stata contatta dal centro per l'impiego che mi ha offerto uno stage con rimborso spese (non ha specificato quanto). Una compagnia assicurativa ha bisogno di una ragazza che parli quattro lingue e, a detta dell'impiegata, in genere le ragazze vengono poi assunte. Mi sono rifiutata. Ho già fatto quattro stage, e riesco a guadagnare di più lavorando come cameriera, quando mi chiamano, nei ristoranti.  
Oltre a non essere ovviamente uno stage per colmare un gap formativo, oltre ad essere usato dall'azienda per non pagarmi i contributi, malattia, mi viene proposto un rimborso spese con il quale sottraendo benzina e pasti potrei pagarmici appena le numerosissime sigarette che sto fumando in questo periodo. Ciò che mi infastidisce di più è la pressione psicologica che mi è stata fatta. Ogni mattina mi sveglio con l'angoscia di non farcela, di dovermene stare a casa con i miei ancora per anni, di non riuscire a trovare un lavoro. Ogni mattina quando faccio colazione mi ripeto che non è vero, che ce la farò, che devo tenere duro. 
E allora tu, impiegata del centro per l'impiego che mi vieni a dire "Alessia non hai alternative, sei a casa da mesi, cosa pensi di ottenere?Non hai speranze".
Beh, vorrei chiederti chi sei per venirmi a dire ciò?


E' vero non ho soldi, è vero ho paura. Ma ho la speranza, quella che ho avuto per mesi di riuscire a fare uno stage alle Nazioni Unite, quella di andare in Africa, di vivere in una foresta dall'altra parte del mondo. Se avessi ascoltato voi, deturpatori di sogni altrui, oggi non avrei fatto nulla. 

Le aziende sono piegate. Va bene, ma lo sono anche io. Lo siamo tutti. E allora vorrei fare un appello alle vostre coscienze. Quando vi diranno che dovete accettare perché non avete alternative, ricordatevi che nessuna crisi economica, nessun flagello o spread del mondo dovrà mai togliervi la voglia di reagire, siete e sarete sempre padroni di voi stessi. 



1 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Alessia,
non ho parole per commentare la frase che ti ha detto l'impiegata per l'impiego... del resto mi sto rendendo conto che l'italia è spaccata in due: c'è chi vede la realtà del lavoro per quello che è oggi (una tragedia) e chi ha un lavoro a tempo indeterminato (acchiappato anni fa) e se ne esce con frasi assurde tipo: "ma la crisi dov'è io non la vedo". Questa gente è totalmente fuori dalla realtà e ce n'è tanta. Poi alcuni di questi hanno figli, nipoti, figli di amici... oppure finiscono in cassa e capiscono...
Ma la maggior parte non capisce, non capisce la frustrazione e lo scoraggiamento/disperazione di chi vive questo momento storico cercando lavoro... e se ne esce con frasi totalmente fuori luogo tipo quella dell'impiegata che hai incontrato tu...
Alessia: non perderla mai la speranza!!!!!
mamma di 36 anni