Ciao Alessia,
avevo letto di te sui giornali, ma non avevo collegato la tua persona a quel link che mi inviò una ragazza che conosco, tempo fa, forse proprio in quei giorni. Le promisi che, appena avuto tempo, avrei letto con calma di che si trattava e che, come lei mi chiedeva, ti avrei scritto. Ed eccomi qua. Leggo di Italia, di lavoro, di assenza di lavoro, di criteri di valutazione dei curricula, di fughe/ritorni, di domande... capisco perché quella ragazza ha pensato a me. io sono precaria. La mia storia è diversa, meno ambiziosa forse, meno emblematica e "forte" di alcune che leggo.
Sono solo una precaria radicata che vorrebbe tornare nella sua terra a risolvere problemi e a usare conoscenze e competenze acquisite nel tempo.Assolutamente fuori dal mercato, dunque.
Non so bene cosa dirti. Né so come è andata avanti la tua storia personale (la mediatizzazione può avere effetti "perversi"). Io sto proprio per trasferirmi per continuare con questa mia (controproducente) iper-specializzazione.
Ti saluto, con una sola nota critica: le isole, mancano le isole!!! :-)
Un abbraccio e, se ti va di leggere pezzi della mia storia, li trovi sparsi sul mio "intimo" blog.
Abbracci,
Sabina
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