Ciao Alessia,
la cosa che mi fa rabbia quando parlo dell’argomento
lavoro non è tanto il fatto che la maggior parte delle persone non riescano a
trovarne uno, bensì il fatto che ad un certo punto della loro vita rinuncino a
trovare proprio quello per cui sentono di avere una predisposizione. In un
momento di crisi come questo ognuno di noi è portato dalla società a credere di
dover accettare qualsiasi lavoro e tenerselo fin quando non saranno loro a
buttarci fuori, a mettere da parte le nostre aspirazioni e attitudini, a subire
continue umiliazioni con stage non retribuiti, lavori sottopagati come i
call-center e multinazionali che ci tengono in sospeso fino all'ultimo giorno
di scadenza del contratto. Però a volte basta un po’ di coraggio, inventiva,
disabituarsi ai vizi a cui questa società ci ha costretti e la vita può
ritornare a sorriderci.
Nel 2008, dopo otto mesi dalla mia laurea, armata
del tesserino professionale come giornalista pubblicista e un invito telefonico
da parte di una giornalista conosciuta mesi prima per caso nella mia città, ho
deciso di andare a vivere a Milano.
In quel periodo avevo pochi soldi in tasca ma tanti
sogni nel cassetto. Ero convinta che la città della moda, della finanza e della
comunicazione mi avrebbe aperto molte strade. Nella mia ingenuità pensavo che,
avendo già lavorato per più di due anni con un giornale ed essendo iscritta all'ordine dei giornalisti, sarei stata un pezzo raro sul mercato. Invece mi sono
resa conto di non essere ne rara ne una tra le migliori. Così mentre la mattina
cercavo di apprendere i segreti del mestiere presso una piccola casa editrice,
il pomeriggio lavoravo in una società finanziaria. Circa 1250 euro al mese per
30 ore a settimana. Per la prima volta nella mia vita avevo uno stipendio
dignitoso che mi permetteva di portare avanti la mia passione. Dopo 16 mesi di
lavoro e a tre giorni dalla scadenza del contratto però la società ha chiuso il
gruppo outbound e hanno lasciato a casa nove persone tra i quali c’ero anche
io.
Mi sono ritrovata improvvisamente senza lavoro, con
un affitto di 465 euro e le bollette da pagare.
Non volendo rinunciare al lavoro presso la casa
editrice mi sono messa subito in cerca di un altro part-time ma ho trovato solo
un full-time in un gruppo assicurativo giovane ma con alle spalle una
multinazionale. Lo stipendio base era di circa 850 euro però con le provvigioni
ottenute dalle vendite telefoniche ogni tanto sono arrivata anche a guadagnare 2000
euro al mese. Conducevo uno stile di vita medio-alto e i soldi mi avevano fatto
dimenticare quasi del tutto della piccola casa editrice che avevo lasciato e
del mondo del giornalismo. Come me lì c’erano tanti altri ragazzi, chi era
neolaureato o già specializzato, sociologi, psicologi, fisioterapisti. Tutti
uniti dallo stesso pensiero: guadagnare, guadagnare e guadagnare. A chi
importava più inseguire i propri sogni, continuare a fare sacrifici per un
lavoro che magari non avremmo mai fatto. “Meglio approfittare di questa
offerta” continuavo a ripetermi. “Presto avrò un contratto a tempo
indeterminato e tanti soldi da parte per comprare una bella macchina, accendere
un mutuo, costruire una famiglia”. Il
mio corpo e la mia mente però a lungo hanno iniziato a cedere. Mi ammalavo
spesso, non avevo voglia di andare a lavoro, ho iniziato a mangiare troppo o
troppo poco, ero scorbutica con tutti, mi guardavo allo specchio e piangevo. Avevo
tanti soldi nel conto, un armadio pieno di vestiti, tante scarpe e borse, ma non
avevo la felicità. La mia vita era diventata triste e senza colori. Così ho
capito che dovevo fare qualcosa. Ho cercato su internet un bel corso di videomaker e montaggio video e mi sono iscritta. Per nove mesi ho frequentato il
corso nei weekend e ogni giorno quando
finivo di lavorare seguivo delle lezioni di approfondimento. Posso dire che
sono stati i nove mesi più stancanti ma belli della mia vita. Perché sono stati
quelli che mi hanno ridato la voglia di vivere, la forza di credere ancora nel
futuro e di riscoprire il gusto per la semplicità.
Oggi, dopo 14 mesi da quando ho rinunciato ad un
contratto a tempo indeterminato e ho realizzato il mio primo video reportage in
Perù autofinanziato, finalmente lavoro per una serie di webtv. Lavoro insieme al
mio compagno e ogni tanto realizziamo video per matrimoni, battesimi, feste,
inchieste varie…. È tutto molto precario, guadagniamo poco e a volte ci
rimettiamo dei soldi, ma ce la stiamo mettendo tutta per trasformare la nostra
passione in un lavoro a tempo pieno senza lasciarci demoralizzare da chi ci
dice che non ce la faremo. Adesso siamo felici.
Io non avevo bisogno di tanti soldi ma di seguire la
mia strada.
0 commenti:
Posta un commento